Franco Fasciolo

© Franco Fasciolo 2009/18





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Modalità di Esposizione
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La maggiorparte delle fotocamere oggi in commercio, si avvalgono di diverse modalità di esposizione e altrettante modalità di riconoscimento situazione, soprattutto le macchine entry level, chiamate generalmente Scene. In realtà quelle di cui una fotocamera non deve fare a meno sono quattro e le altre sono scelte software che possono aiutare l'utente meno esperto ad ottenere una buona esposizione riconoscendo una zona particolare del fotogramma. Le modalità di esposizione sono: P, S, A, M.

Prima di proseguire con la lettura delle modalità di esposizione, andiamo a rileggere il principio di reciprocità (già trattato) e teniamo a mente tutto ciò che abbiamo imparato nella prima parte. Ricordiamo quindi che le variabili in gioco nel concetto di esposizione sono: il tempo e il diaframma;
quindi passiamo a vedere le differenze tra le varie modalità:

Modalita P: Programma
In questa modalità lasciamo il compito di scegliere la coppia tempo-diaframma al software della nostra fotocamera.

Modalita S: Priorità del Tempo
In questa modalità controlliamo la variabile tempo, lasciando al software della fotocamera la scelta del diaframma, in modo da avere una corretta esposizione e quindi una corretta coppia tempo-diaframma; in genere questa modalità è usata poco, ma da i suoi vantaggi quando siamo difronte a scene rapide è abbiamo la necessità di bloccare l'immagine con tempi rapidi, fissandone appunto il tempo;

Modalita A: Priorità del Diaframma
Nella modalità diaframma invece avremo il controllo dell'apertura del diaframma, e si lascia al software la scelta del tempo che dia la corretta esposizione; questa è la modalità che prediligo io in quanto la scelta del diaframma è legata alla profondità di campo (come abbiamo già visto), e per il genere di foto naturalistiche, paesaggistiche e macro è ciò che può meglio esprimere il modo personale di fotografare.

Modalita M: Manuale
Questa è la funzione che da pieno controllo dell'esposizione e maggior libertà di espressione fotografica, ma solamente se si ha veramente il pieno controllo della teoria, pratica e esperienza fotografica. In genere si usa per foto notturne, o con unica fonte di luce il flash, o come detto se si ha una buona padronanza e visione della fotografia.

Modalità esposizione
Modalità di Esposizione e Scene;


Una funzione molto utile delle fotocamere reflex è la compensazione delle'esposizione; in genere dopo il calcolo della corretta esposizione possiamo sovraesporre o sottoesporre con la funzione di compensazione e settere la fotocamera in modo da obbligarla prima a fare una giusta lettura per poi aumentare o diminuire di un certo valore l'esposizione. Generalmente si arriva a regolazioni di 1/3 di Stop dove lo stop è la distanza tra una esposizione (coppia tempo-diaframma) e la successiva con l'aumento di una o l'altra variabile. Chiaramente si può procedere a priori alla compensazione dell'esposizione solo dopo una lunga esperienza, mentre generalmente si scatta la foto, alla corretta esposizione, si valuta l'istogramma di esposizione, e se necessario si ripete lo scatto con la giusta compensazione.

Lettura dell'esposizione
Finora abbiamo visto come intervenire e settare le variabili per ottenere la corretta esposizione, ma per ottenere il miglior risultato dobbiamo conoscere il metodo che la nostra reflex usa per effettuare la lettura e il calcolo della giusta esposizione.
Ci sono diversi metodi di valutazione adoperati dalla reflex e con il migliorare della tecnologia aumentano gli algoritmi di calcolo. Vediamo ora quelli piu utilizzati:

Lettura Spot:
La lettura Spot utilizza una zona centrale del fotogramma di ridotte dimensioni, (in genere il 2-3% del fotogramma), per il calcolo dell'esposizione cosi da dare maggior peso alla luminosità presente in quella data porzione. Spesso invece dell'area centrale può essere utilizzato il punto di messa a fuoco in quel momento selezionato.

Lettura Ponderata Centrale:
In questa modalità la fotocamera esegue la lettura su tutta l'area del fotogramma, ma assegna un peso maggiore all'area centrale (cerchio di circa 8mm); anche in questo casa oltre all'area centrale può essere selezionato il punto di messa a fuoco e dare maggior peso a esso.

Lettura valutativa:
Può avere diversi nomi in base alla casa costruttrice della reflex e in base all'algoritmo usato; la mia D300 ad esempio implementa la funzione denominata Color Matrix 3d II: la fotocamera effettua una valutazione su aree diverse del fotogramma (1005 settori) ed imposta l'esposizione in base alla distribuzione di luminosità, colore, distanza e composizione,in modo da garantire risultati naturali.

L'esposimetro
Lo strumento utilizzato per misurare la luce è l'esposimetro, che può essere esterno o interno. La versione esterna permette una misurazione più precisa della luce, in quanto registra la luce incidente il soggetto e non la riflessa, come accade invece con l'esposimetro interno. In quest'ultimo caso, la lettura deve essere compensata pensando alla scena che si intende fotografare. Se si sta inquadrando un oggetto con sfondo molto chiaro, si deve compensare aumentando l'esposizione, in modo da far apparire il soggetto con una luce adeguata. L'attuale tecnologia degli esposimetri interni ha permesso comunque di limitare l'intervento umano utilizzando più sensori all'interno della fotocamera. In alcune situazioni è opportuno prestare particolare attenzione ai valori restituiti dall'esposimetro, interpretandoli per ottenere il corretto risultato.

In special modo gli esposimetri per luce riflessa possono essere ingannati dalla riflettenza dei materiali, ovvero della capacità dei materiali di riflettere la luce in maniera diversa. Ad esempio una superficie di colore bianco o molto chiara restituisce gran parte della luce ricevuta, viceversa una superficie scura assorbe la luce. Questo influisce sull'esposimetro che interpreta la superficie chiara come una luce intensa, e la superficie scura come ombra. In queste situazioni è necessario compensare la lettura scegliendo un'esposizione maggiore nel caso del soggetto chiaro oppure minore con un soggetto scuro. In questi casi è d'aiuto l'utilizzo della tecnica del bracketing o di un cartoncino grigio medio, che possiede una riflettenza del 18%. L'esposimetro a luce incidente non richiede compensazioni per determinare la corretta esposizione.

Un soggetto posto in controluce è un caso particolare che può risultare in due diverse interpretazioni. Se desideriamo esporre correttamente il soggetto, è necessario leggere la luce riflessa o incidente sulla superficie dello stesso, ad esempio il volto di una persona. Lo sfondo apparirà però molto chiaro. Se desideriamo un effetto di silhouette del soggetto, è necessario esporre per lo sfondo, leggendo la luce alle spalle del soggetto. Quest'ultimo risulterà scuro se non completamente nero, mentre lo sfondo sarà correttamente esposto. In alternativa è possibile esporre correttamente lo sfondo e il soggetto in primo piano utilizzando il flash e leggendo la luce sullo sfondo.

L'istogramma RGB
Con la fotografia digitale siamo in grado fin dallo scatto di avere informazioni abbastanza dettagliate sulla foto appena scattata; oltre alle varie informazioni di riepilogo, come i dati Exif (dati di scatto ed di impostazione della fotocamera), abbiamo la possibilità di visionare subito un diagramma dello scatto: l'istogramma RGB e in alcuni casi l'istogramma per ogni canale;
questo grafico riporta nell'asse orizzontale la luminosità dei pixel e nell'asse verticale il numero di pixel aventi quella luminosità. Sull'asse "X" avremo quindi valori di luminosità che andranno da 0 (nero) a 255 (bianco);

se la foto contiene oggetti con ampia gamma di luminosità, la distribuzione sarà relativamente equilibrata;
se la foto è scura, avremo una distribuzione spostata verso sinistra;
se la foto è molto luminosa avremo una distribuzione spostata verso destra.

Gli istogrammi possono fornire un'idea sommaria dell'intera esposizione e sono il primo elemento valutativo della bontà dello scatto. La prima cosa da verificare affinchè lo scatto risulti buono è che l'istogramma non sia tagliato ai bordi sinistro e destro, indice di perdita di dettaglio nelle zone scure o nelle zone chiare.
A volte una sovraesposizione della foto può provocare la perdita irreparabile di dettagli, schiarendo troppo le zone chiare e rendendole del tutto bianche, in gergo fotografico "bruciandole"; con la funzione alte luci implementata nei visori delle recenti reflex digitali, è possibile visualizzare da subito se ci sono delle zone bruciate e prive di dettagli. Se così fosse, queste ci appariranno lampeggianti in bianco sul display di visualizzazione. In questo caso sarà necessario ripetere lo scatto sottoesponendo per salvaguardare quanti più dettagli possibili. Nella seguente immagine possiamo vedere la distribuzione dei pixel. Sulla destra l'istogramma RGB e l'istogramma singolo per ogni canale.

Istogramma
Istogramma;

Avere a disposizione questi potenti mezzi direttamente sul corpo macchina aiuta sicuramente il fotografo nello scegliere una corretta esposizione, ma ciò non implica che non si debbano avere solidi concetti come quelli precedentemente enunciati e altri sulla ricerca della corretta esposizione.

L'esposizione
La corretta esposizione della pellicola dipende come detto dalla regolazione dei due dispositivi, l'otturatore e il diaframma ed un terzo parametro che è il valore ISO (che analizzeremo in seguito).
In fotografia, il termine esposizione indica talvolta il periodo di tempo durante il quale l'otturatore della fotocamera rimane aperto nello scatto di una fotografia (vedi: tempo di esposizione); più spesso, in gergo tecnico, la stessa parola indica la quantità totale di luce che viene fatta giungere alla pellicola (o al sensore nel caso di fotocamere digitali) nel suddetto periodo. L'esposizione si misura in EV (valore di esposizione). Il rapporto che intercorre tra questi elementi è definito come reciprocità (legge di regiprocità già esposta precedentemente). A parità di condizioni di luce, si ottiene la stessa esposizione se aumentando un fattore se ne diminuisce un altro della stessa quantità. Ripetiamo ancora una volta la legge di reciprocità con un esempio per spiegare il concetto di esposizione: immaginiamo che la pellicola sia rappresentata da un recipiente. Ebbene, per riempire il recipiente possiamo agire su due elementi: l'apertura del rubinetto e il tempo in cui lo lasciamo aperto. Possiamo far fluire poca acqua (analogia con la luce) chiudendo il rubinetto (analogia con il diaframma) per un tempo lungo, o far fluire più acqua aprendolo, per un tempo più breve.

In ambito fotografico si usa l’acronimo EV per indicare il Valore di esposizione (exposition value), che è una unità di misura della intensità luminosa espressa in funzione delle diverse possibili combinazioni della coppia tempo/diaframma. Questa grandezza fu elaborata da un costruttore di otturatori fotografici tedesco, Friedrich Deckel, attorno al 1950, proprio al fine di riassumere in un unico valore le diverse coppie tempo/diaframma possibili e facilitare così la vita dei fotografi. Il Valore di esposizione è riferito alla sensibilità di 100 ISO ed  è definito con la seguente formula, dove A è la l’apertura del diaframma mentre T è il tempo di esposizione:

EV=Log2(A2/T)

Un medesimo valore EV si può esprimere con diverse coppie tempo/diaframma. Per esempio, se impostiamo un diaframma f/1 e un tempo di 1 secondo avremo un EV=0. Ma EV=0 sarà dato anche da f/1,4 e tempo di 2 sec., da f/2 e tempo di 4 sec., da f/2,8 e tempo di 8 sec. e così via.
Bisogna evidenziare che ogni aumento o diminuzione di 1 EV significa che la scena o il soggetto riceve rispettivamente il doppio o la metà della luce. Questo fa sì che, pur non essendo la stessa cosa (in quanto il valore EV rappresenta l’effettiva luminosità presente nella scena, mentre la parola “stop” si riferisce alla luce che raggiunge il sensore in base alle correzioni impostate dal fotografo) spesso in fotografia l’espressione EV è usata come sinonimo di “stop” e, all’atto pratico, non cambia nulla. Alla luce di quanto detto sopra, però, e solo per amor di precisione, è bene puntualizzare che quando si parla della luminosità di una scena, bisognerebbe usare il termine EV, mentre quando si parla di correzioni o impostazioni apportate dal fotografo su diaframma, tempo di esposizione o sensibilità, bisognerebbe parlare di “stop”.








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Aggiornato: 13 Agosto, 2018

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